Benessere e Alimentazione, aspetti psicologici
Quando viene chiamato in gioco l’argomento “alimentazione” una buona parte di noi probabilmente pensa alla dieta, al sovrappeso o ai disturbi alimentari e forse si aspetta che vangano trattati questi argomenti.
Quando pensiamo all’alimentazione dobbiamo tenere presente innanzitutto che questa fa riferimento ad un comportamento volto a soddisfare un bisogno primario dell’uomo, quello di nutrirsi. Purtroppo è assai raro sentir parlare di nutrizione e di quanto sia importante: io mangio perché ho bisogno di fornire al mio organismo ciò di cui necessita per rimanere in vita. Lungi dal voler ridurre il “mangiare” ad un mero atto meccanico, mosso unicamente da una necessità, l’atto di mangiare e di alimentarsi porta con sé anche tutta una serie di connotazioni emotive, sociali e legate al piacere a cui non si deve necessariamente rinunciare!
Il piacere di stare a tavola in compagnia e condividere del buon cibo, o il piacere che ci viene dato dal mangiare un cibo che appreziamo particolarmente, fanno parte del “bello” dell’alimentazione che non deve essere demonizzato ma trattato con cura, questo si.
Lo stress, tipico della nostra società frenetica che ci rende pedine sempre in corsa per destreggiarsi tra mille impegni: il lavoro (o più di uno), la famiglia, la palestra, gli amici; la solitudine; la mancanza di autostima, sono solo alcuni dei fattori che possono determinare una perdita di controllo sulla nostra alimentazione, o meglio nutrizione.
Eccoci arrivati al nocciolo della questione, ed ecco perché la psicologia si lega così strettamente alla nutrizione: siamo passati dal nutrirci all’alimentarci all’utilizzare il cibo come anestetico, antistress, compensazione emotiva, connotando il cibo di molti significati che talvolta sovrastano quello principale.
La perdita di controllo può portarci a smettere di nutrirci realmente per passare invece ad una modalità “meccanica” di riempimento di un vuoto: che si tratti del vuoto nello stomaco o del vuoto nel nostro mondo affettivo e relazionale. In entrambi i casi la perdita è duplice, sul piano fisico e su quello psicologico, e la sorgente del “problema” sembra stare in buona parte sul piano psicologico. Indagare le motivazioni profonde che ci portano a sottoalimentarci/sovralimentarci, a riempirci invece di nutrirci, o a compensare con il cibo mancanze di altro tipo (ad esempio la mancanza di soddisfazione personale, di autostima…) diventa un passo fondamentale per ritrovare un equilibrio stabile
Per questo motivo non possiamo pensare che il benessere della persona dipenda da un unico fattore, che sia sociale, fisico/estetico o psicologico, ma dobbiamo tener presente che tutti questi aspetti sono strettamente intrecciati a costruire un “sistema” che è parte integrante di ognuno di noi. Avendo quindi in mente il concetto di sistema come un insieme di variabili in cui un cambiamento in una di esse determina il cambiamento di tutto il sistema, possiamo intuire quanto sia importante prendersi cura della propria persona a 360°, andando ad indagare le radici profonde di quegli aspetti della vita che ostacolano il nostro benessere.
La psicologia della salute ci insegna che Il corpo e la mente, in definitiva, non possono essere analizzati separatamente poiché entrambi influenzano lo stato di salute della persona: la salute, il benessere diventa un fine da raggiungere se la persona tiene conto dei suoi bisogni biologici, psicologici e sociali, senza darne nessuno per scontato.
Vorrei citare la definizione che viene data dalla World Health Organization in merito al termine salute (Costituzione dell’OMS, Organizzazione Mondiale della Salute):
<<con il termine Salute si intende uno stato di benessere completo che riguarda la sfera fisica, mentale e sociale e non solamente l’assenza di malattie o infermità>> (OMS, 1948).
Benessere quindi, è uno stato ottimale di equilibrio fisico e mentale.
Per concludere, non possiamo parlare di benessere e alimentazione, o sarebbe meglio dire “nutrizione”, fornendo solamente indicazioni per un sano stile alimentare/nutrizionale senza tener conto dei sistemi motivazionali di ogni singola persona. Risulta di fondamentale importanza accompagnare la rieducazione alimentare ad una rieducazione all’ascolto di sé stessi, delle proprie emozioni, motivazioni e bisogni.
Dr.ssa Benedetta Bartoli